Riflessioni, senza più parole.

Quante volte procrastiniamo, quante volte ci impediamo di fare delle cose o ci freniamo dalla voglia di farne altre? Quante volte, col senno di poi, ci pentiamo, ci rimproveriamo, ci riempiamo la bocca di ‘volevo’, ‘potevo’ o ‘dovevo’? 
Quanto spesso ci teniamo sulla punta della lingua o stretto fra i denti qualche cosa che vorremmo dire, qualche pensiero che si fa strada nella nostra mente. 
L’errore che facciamo tutti, specialmente noi che siamo giovani, è quello di pensare che la vita sia immutabile, che il tempo sia infinito e che le occasioni non smetteranno mai di arrivare. È un delirio di onnipotenza che ci caratterizza tutti, dal primo all’ultimo. Quel potere da cui ci sentiamo investiti a tal punto che ci sentiamo in dovere di sfidare il tempo ed il pericolo perché tanto ‘succede, ma non a me’.  
C’è un momento della crescita in cui la vita inizia a fare paura. In cui ci rendiamo conto che non siamo supereroi e che non importa quanto valorosamente combattiamo contro le ingiurie della vita, perché lei sta sempre un passo avanti. Nessuno si cura di quanto fortemente ognuno di noi si sbatta per far andare bene le cose, a nessuno frega di quanto poco ti metti in pericolo o di quanto al contrario sfidi la sorte. 
Pura casualità o disegno divino? C’è veramente qualcuno che nasce col serbatoio pieno e qualcuno che invece viene al mondo già in riserva? E soprattutto, come si fa a vivere serenamente nell’accettazione del fatto che da un momento all’altro potresti finire la benzina e rimanere fermo a bordo strada senza un distributore nel giro di chilometri? È la paura primordiale, quella che ci caratterizza tutti. La paura della morte. Sopravviviamo perché ci permettiamo il lusso di non pensarci e questo ci impedisce di rimanere paralizzati. Viviamo così, sospesi nel nostro piccolo universo di credenze parziali e auto-raccontate in modo da poter tirare avanti con una serenità di facciata, ostentata ma efficace. 
I miei muri sono cascati, il mio piccolo baco di certezze non esiste più e non so fare i conti con la vita. Bisognerebbe imparare ad affrontare tutto questo prima di potersi autoproclamare adulti. Non mi ci sento oggi, sono più una bambina. Sperduta ed impaurita perché ha visto il mostro sotto al letto e chiedo aiuto. L’aiuto di qualcuno che mi sappia spiegare i perché delle cose, quando so benissimo che un perché è un lusso che non ci si può permettere. Non su questa terra. 

Resto in attesa che passi il magone…e da buon Architetto, recupero tutti i conci del mio muretto di certezze che sono miseramente crollati.  Cercherò di rimetterlo in piedi, con tempo e con fatica, consapevole che come al solito, la teoria è molto lontana dalla pratica. Nel frattempo, stringiamoci tra noi e facciamoci coraggio. 
Non sarà buio per sempre, ha ragione Morrison: Non c'è notte tanto grande da non permettere al sole di risorgere il giorno dopo.

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